Oggi abbiamo il piacere di avere come ospite del nostro blog, Alexandra, mamalex_
Sono molto contenta che abbia accettato il mio invito, perché è una donna, una mamma, che ammiro molto e che seguo da un po’ di tempo, e anche se dal vivo non ci siamo mai conosciute è nata una stima reciproca e un’amicizia virtuale!
Alexandra ha una splendida famiglia interculturale e oltre a lavorare in un ospedale è anche una bravissima scrittrice, perché le sue parole arrivano dritte al cuore.
In uno dei tuoi ultimi post su instagram, delicato ma profondo, che mi ha colpito molto, parli di essere riuscita a lasciar andare numerosi sensi di colpa e di aver avuto il coraggio di dire: “sono felice”
Ci racconteresti anche qui come ci sei arrivata?
Cara Mariachiara, innanzitutto grazie di cuore per le tue parole così cariche d'affetto. Sei sempre tanto gentile con me e questo non passa assolutamente inosservato. La stima è assolutamente reciproca perché io ammiro molto te e la decisione presa di aprire un tuo shop personale!
Sono molto affezionata al post a cui ti riferisci; in realtà ho iniziato a scriverlo alcune settimane prima della pubblicazione. L'ultimo anno è stato particolarmente difficile per me: il rientro al lavoro con due bambini che non avevano ancora compiuto 1 e 3 anni mi ha messo a dura prova per diversi aspetti. Non mi sentivo pronta a riprendere a lavorare e i sensi di colpa che ho percepito sono stati di diversa tipologia; inizialmente nei confronti dei bambini, successivamente per me stessa. Tante persone mi dicevano che ricominciando a lavorare avrei avuto più tempo per me stessa e invece, nella mia esperienza, è successo l'opposto: non avevo più nemmeno 10 minuti per me. Il tempo in cui non lavoravo lo dedicavo a loro e mi sono resa conto che mi stavo esaurendo, letteralmente. Questo poi si è riversato anche sul rapporto con mio marito che per ovvie ragioni è scivolato in secondo piano, ma le conseguenze non sono passate inosservate. Abbiamo iniziato un percorso di psicoterapia di coppia che alla fine si è rivelato essere più una terapia per singoli, eseguita però in coppia. Credo che darmi la possibilità di parlare ad una persona esterna, che non ci conosceva e che ci giudicava semplicemente in base a quello che le raccontavamo e ai suoi studi abbia fatto una immensa differenza nella mia vita.
Avevo bisogno di sentirmi ascoltata, accolta, di sentirmi meno "anormale". Piano piano abbiamo iniziato a ritagliarci, al limite del possibile, più tempo per noi due, e in modo molto naturale ho iniziato anche io a ricercare delle strategie per avere anche solo qualche ora in più solo per me. Da lì in poi è stato tutto piuttosto in discesa: ci sono voluti molti mesi, quasi un anno appunto, ma sono riuscita a raggiungere un traguardo grande per me, dove il lavoro rimane lavoro e riesco a godere di più dei momenti in famiglia.
Mi sono data l'opportunità di aprire diverse porte e l'affermazione "sono felice" è stata proprio una conseguenza di tutto questo.
Un altro tema che tu tocchi spesso è la convivenza di culture diverse, perché tu sei per metà Norvegese e tuo marito è Ghanese. Raccontaci un po’ della tua meravigliosa famiglia, bellissimo mix di lingue e culture!
La nostra famiglia si, è proprio un bell'insieme! Io appunto sono metà norvegese, da parte di mia mamma, mentre mio marito Romeo ha origini dal Ghana. Mia mamma e i suoi genitori sono tornati nei loro paesi d'origine quando noi eravamo maggiorenni; diciamo che poi la nostra decisione di rimanere qui è stata presa anche proprio per il fatto che stavamo insieme e stavamo bene, desideravamo una vita qui. La Norvegia, il norvegese, la cultura e le tradizioni mi sono state trasmesse con tantissima passione da parte di mia mamma, e per me fare lo stesso con i nostri figli è molto naturale. Romeo d'altro canto non può dire esattamente lo stesso; il Twi, la lingua del Ghana che parlano i suoi genitori, lo capisce, ma
fa fatica a parlarlo perché anche loro lo hanno parlato poco con lui. Conosce le tradizioni del suo paese ma ci è sicuramente meno affezionata di quanto io sia nei confronti delle tradizioni norvegesi. Complice di questo è sicuramente anche il fatto che viaggiare in Norvegia risulta molto più immediato e meno complesso di viaggiare in Ghana; infatti lui ci è stato solo due volte nella sua vita. Ad ogni modo ci piace raccontare delle nostre origini ai bambini, troviamo che questo sia molto arricchente per loro.
Ultima domanda, avendo anche voi i nonni lontani, e lavorando, come fai a conciliare il tutto?!
Eh, questa si che è una bella domanda!
Come diciamo sempre noi, è un incastro continuo. Raramente siamo rilassati, nel senso di privi di pensieri, perché c'è sempre qualche bambino "da sistemare". E' più semplice con il nido di Zelda, la nostra bambina più piccola, perché ha gli orari agevolati e possiamo portarla molto presto al mattino e riprenderla alle 17,30 la sera, ma risulta tutto più complicato invece con la scuola dell'infanzia e le varie chiusure scolastiche.
Devo ammettere che molte volte ci sembra di impazzire! Eppure ormai è un anno che riusciamo a giostrarci e finora siamo sopravvissuti, hehe.
Comunque questo comporta chiedere aiuti anche a persone che non ci saremmo mai aspettati; per esempio una volta ho chiesto ad una mia collega smontante dalla notte di passare delle ore insieme a Zakeo che stava male, non poteva andare a scuola e non aveva nessuno che potesse stare insieme a lui.
Spero un giorno di conoscerti dal vivo e ti ringrazio !
Conoscerci dal vivo sarebbe bellissimo!!! Me lo auguro tanto anche io! Grazie a te.
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